domenica 22 agosto 2021

The Weight

 


Cari becchini gobbi, 

il film di oggi è un gioiellino che viene dal lontano 2012, per la regia di Jeon Kyu-hwan, nella prima volta su queste pagine. Regista pluripremiato in Corea del Sud e India, non si dimostra particolarmente prolifico, ma la sua prosa è particolarmente delicata nell'affrontare spinosi problemi di vita, morte e auto accettazione. 

Compone una trama ben oltre l'orlo del grottesco, proponendoci due personaggi strepitosi, intrepretati da Cho Jae-hyun e Park Ji-a (AKA Zia) ormai più che noti per essere stati gli attori-feticcio di Kim Ki-duk durante il periodo più florido della sua carriera. L'uno è un uomo di mezza età afflitto da scoliosi e tubercolosi, l'altro è una ragazza transgender che per questo è derisa e odiata dalla sua stessa famiglia e dalla società. Entrambi sembrano passare il tempo ad offendere la vita che odiano, trascinandosi più o meno volontariamente in una spirale di autodistruzione. 

Una critica amara ad una società spietata, che non cerca redenzione o perdono. 

La pellicola ha vinto, tra le altre cose, il Leone Queer al sessantanovesimo festival del cinema di Venezia nell'anno della sua uscita, un premio per i film che rappresentano tematiche legate alla cultura omosessuale e queer. È la prima ed unica volta (fino ad oggi) in cui un regista sud coreano viene insignito di tale premio. 

Traduzione a cura di DeepWhite999.

TRAMA: Han Hae-woon, meglio noto come Mister Jung (Cho Jae-hyun) è un addetto alla camera mortuaria in una struttura ospedaliera. La sua vita terrena è fatta di dolore. Soffre  di dolori legati all'artrite e alla tubercolosi, ma soprattutto soffre di solitudine, sentimento che mitiga stringendo morbosi legami con i cadaveri di cui deve prendersi cura. Abbandonato alla nascita per via della sua schiena deforme, viene adottato da una donna che lo tiene rinchiuso in una soffitta e lo costringe a lavorare per la sua impresa di sartoria. Il figlio naturale della donna (molto più giovane) si chiama Dong Bae ed è molto legato al suo fratellastro. Quando diventa adulto scopre la sua transessualità e la madre lo disconosce, lasciandolo solo e disperato a vivere una vita molto simile a quella del suo fratellastro...

Disponibile in DVD/BluRay: NO

Sottotitoli disponibili nel nostro fansub

Buona visione.

lunedì 9 agosto 2021

Dissolve

Cari dissoluti, 

non lo abbiamo mai fatto, ma per la prima volta vi presentiamo un film brutto. Ma partiamo dall'inizio. L'undici dicembre 2020 alle 1:20 di notte, in un ospedale di Latvia, in Lettonia, si spegne all'età di 59 anni, dopo una breve lotta contro il covid19, il nostro amato Kim Ki-duk. 

Il 2020 è stato un anno strano anche per lui. Non risultano produzioni in corso, cosa che nei suoi 25 anni di carriera è avvenuta solo durante la sua crisi esistenziale tra Dream (2008) e Arirang (2011), che lo ha portato ad una svolta nella sua carriera. 

Questa volta, il nostro Kim si prende un anno sabbatico (come tutto il resto del mondo nel periodo senza precedenti in cui il genere umano ha cercato di contrastare una pandemia globale) e si mette in viaggio per esplorare l'Europa. 

I suoi ultimi lavori lo hanno portato a girare in Giappone e in Kazakistan e in Lettonia era in cerca di una casa da acquistare. Non è una cosa insolita per lui. La sua formazione è iniziata a Parigi, dove ha frequentato una scuola d'arte e si è mantenuto vendendo i suoi dipinti. Parla fluentemente il francese, l'italiano, il russo e forse il tedesco. 

Della sua vita privata si sa poco e niente. Quello che conosciamo è la sua arte, ma è un luogo oscuro, popolato di personaggi che non sono mai quello che sembrano. Agiscono in un mondo in cui ogni azione ed ogni reazione, ha un forte significato simbolico. 

L'uomo dietro la cinepresa sembra spaventato. Non è più il monaco diventato adulto che si ripresenta un po' tronfio dopo essersi sporcato le mani per il suo desiderio di vivere una vita "normale". Il mondo di Kim non è mai diventato un Universo, come spesso accade agli artisti che hanno una carriera così lunga. Ci sono situazioni e personaggi ricorrenti. Il monaco di Primavera Estate Autunno Inverno e ancora Primavera, si ripresenta in One on One e possiamo paragonarlo a quello che salva l'umanità in Human Space Time and Human, ma non sembrano mossi dagli stessi ideali. L'evoluzione dei suoi personaggi è contorta, si muove su sentieri impervi. Un altro tema ricorrente è lo scambio di persona. Dall'idea ancora acerba di Time, in cui i personaggi si alternano ricorrendo alla chirurgia estetica e cercandosi di continuo, alla cieca, fino a quella donna tradita e traditrice di Moebius, in cui la stessa attrice interpreta la moglie accecata dalla gelosia e l'amante lasciva che le strappa sia il marito che il figlio. Poi c'è ancora One on One, in cui Kim Young-min ha interpretato ben 8 personaggi che erano vittime e carnefici di un peccato originale. 

E poi c'è il sesso. Merce di scambio, simbolo della tentazione, simbolo della violenza più estrema, prevaricazione, umiliazione, ma anche mezzo per la redenzione, l'accettazione di sé. La prima volta che ho visto Dissolve, ho subito pensato alla famiglia disfunzionale di Birdcage inn e subito dopo alle ragazze confuse e arroganti di Samaritan Girl ed in entrambi i casi, il paragone era imbarazzante. Parliamo di due film belli, profondi, girati con uno sguardo sognante e una speranza per un futuro migliore, contro una fotografia brutta, deprimente, una recitazione al limite del cringe. 

E qui torniamo alla bruttezza. Se pensate che un regista che ha speso anni a fare (anche) il direttore della fotografia per sè stesso e per altri, improvvisamente si sia trasformato in un Duccio qualsiasi, siete ingenui o in malafede. Kim ha dimostrato di avere un grande controllo del media cinematografico nel corso della sua carriera. Da The bow, che era una cartolina a cui mancava solo l'approvazione del ministero del turismo sud coreano, a Dream che era un film nel senso canonico del termine e che l'ha portato a rivedere i suoi intenti. Gli ultimi lavori sono un'opera d'arte, non solo nell'intento, ma anche nella realizzazione. Si sente la fretta con cui è girato, la rabbia per un mondo a cui può capitare di non riconoscersi più. 

Le protagoniste hanno lo stesso nome dei personaggi che interpretano, come se la realtà si insinuasse nel film, ma quegli stessi personaggi hanno caratteristiche opposte. La Din oppressa e la Din spregiudicata, il Nurlan povero e il Nurlan ricco...


Insomma, oggi vi presentiamo un film che richiede uno sforzo non indifferente per essere apprezzato, ma è al 100% Kim Ki-duk, con i suoi pregi e i suoi difetti, con la sua evoluzione/involuzione che si stiracchia in attesa del prossimo delirio, ma soprattutto è l'ultima volta che vedremo un suo film e questo fa male. Perchè in fondo, Kim ci ha abituati alla violenza, gli stupri, le torture e l'evirazione, ma non ci ha preparati a questo addio troppo improvviso e inaspettato. 

Grazie di tutto, maestro.


Una traduzione di DeepWhite999.


TRAMA: Din (Dinara Zhumagalyeva) è sia una ragazza oppressa da una famiglia troppo protettiva che una ragazza spregiudicata che tradisce il suo fidanzato con Nurlan (Sanjar Madi), un uomo molto ricco che la copre di regali costosi. Approfittando della loro straordinaria somiglianza, le due ragazze si aiutano a vicenda a migliorare le proprie vite. Ma il prezzo da pagare sarà la perdita dell'identità...

Disponibile boh

Sottotitoli nel nostro fansub

Buona visione.