martedì 2 luglio 2013

Crying fist

Cari pugili, 
il film di oggi è del 2005 e ci porta nientemeno che nel mondo della boxe. Scritto e diretto da Ryu Seung-wan, riceve da subito un riscontro positivo al botteghino, facendo staccare 1,7 milioni di biglietti nella sola Corea del sud, per un incasso totale di oltre 10 milioni di dollari.

Complice di tanto successo, il grande Choi Min-sik, all'apice della sua carriera dopo il grandissimo successo di Painted fire (tradotto in italiano come : ebbro di donne e di pittura) e di OldboyLady Vendetta. Un successo che lo pone sullo stesso piano di Song Kang-ho, tanto da essere accusati entrambi da Kang Woo-suk, regista e capo della Cinema Service (la più grande e potente compagnia di produzione e distribuzione coreana) di essere diventati avidi e di star danneggiando l'industria cinematografica. Affermazione poi ritirata con mille scuse, specie se si considera che Choi Min-sik è stato uno dei più devoti attivisti nella causa delle quote cinema del 2006, che ha visto tra i contestatori anche nomi importanti come Park Chan-wook, ma che solo Choi  ha portato fino in fondo, sacrificando 3 anni della sua carriera in un esilio auto-imposto. Quando è tornato, tanto per dimostrare di non aver perso la mano, ci ha regalato uno dei cattivi più cattivi che il cinema ci abbia mai regalato, recitando nel 2010 in I saw the devil al fianco di Lee Byung-hun, per la regia di Kim Ji-woon.

L'altro protagonista è Ryu Seung-beom, fratello del regista e al tempo solo venticinquenne, ma con già una lunga carriera alle spalle, iniziata nel 2000 con Die Bad, sempre diretto dal fratello Seung-wan. Noi l'abbiamo visto in Perfect Number nel ruolo del geniale professore di matematica, timido e impacciato.

Spicca anche il profilo più brutto di tutta la Corea: il grande Byeong Hee-bong nel ruolo dell'allenatore, che noi conosciamo già dalla sua interpretazione del padre di Song in The Host di Bong Joon-ho, nonché in Memories of murder e Barking dog never byte.

Crying fist ci porta in due vite distrutte, due famiglie disfunzionali, in cui i troppi errori commessi non possono essere ripagati a parole. Per riscattare una vita, un'intera vita, ci vogliono i pugni, la passione, la dedizione, qualcosa che ti renda un vincente a prescindere dal tuo passato. I due protagonisti si muovono in due film paralleli e le loro storie non si incontrano fino all'incontro finale. Una metafora sulla vita e sulla forza che ognuno si porta dentro e a volte ci fa esplodere se non sappiamo convogliarla.

L'allenamento omaggia la saga di Roky in più punti, ma nel finale, quando i due si ritrovano sul ring non ci sono secondi fini, né sentimenti patriottici vagamente propagandistici. Ci sono solo i pugni, veloci, rabbiosi, che sfrecciano scomposti mentre la folla incita al massacro. Un incontro realistico, senza esagerazioni, in cui la boxe serve alla storia, ma non è protagonista.

TRAMA: Tae-shik (Choi Min-sik) è un uomo distrutto. In rotta con la moglie, incapace di gestire il rapporto col figlio di 10 anni, perseguitato dai creditori, vive come un barbone su una piazza e si offre come punching ball umano per 5 dollari. Dentro di lui arde il cuore di un atleta, ex medaglia d'argento per la boxe, che la vita ha schiacciato in tutto, tranne strappargli quella passione, il desiderio di grandezza. Sang-hwan (Ryu Seong-beom) è un giovane criminale, con una propensione naturale per la rissa e un carattere troppo aggressivo che non riesce a controllare. Con il tentativo di rapina meno riuscito della storia, finisce dietro le sbarre e sogna di riscattare la sua vita, con quella vittoria che sentiva di meritare, ma che non ha mai saputo conquistare...

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Buona visione.

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